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Gli ospedali italiani comunicano informazioni potenzialmente sensibili a social network come Facebook. Lo sostiene un’indagine di AvantGrade.com, società specializzata nel digital marketing, secondo la quale il 16% dei primi cinquanta ospedali italiani (quindi otto su cinquanta) ha installato sistemi di...
Gli ospedali italiani comunicano informazioni potenzialmente sensibili a social network come Facebook. Lo sostiene un’indagine di AvantGrade.com, società specializzata nel digital marketing, secondo la quale il 16% dei primi cinquanta ospedali italiani (quindi otto su cinquanta) ha installato sistemi di tracciamento di Facebook che inviano al social informazioni potenzialmente sensibili quando una persona visita e fissa un appuntamento tramite il sito dell’ospedale. Grazie a questi dati Facebook può risalire fino al nome dell’individuo.
Il Facebook pixel (Fp) è un frammento di JavaScript inserito all’interno delle pagine web che consente di registrare le attività dei visitatori su quelle pagine. Di norma si attiva sulle pagine dove è installato solo quando l’utente ha accettato i cookie di marketing e profilazione del sito. Il pixel Facebook raccoglie i dati utili per profilare meglio l’utente, creare delle campagne pubblicitarie più mirate e personalizzate.
Per coloro che hanno usato Facebook almeno una volta sullo stesso dispositivo da cui sta navigando in rete, il Fp registra le informazioni di navigazione sulle pagine del sito visitato (quale pagina visitata, quando, quale argomento, quali azioni fatte sulla pagina) e le manda al social di Zuckerberg che poi potrebbe utilizzarle per finalità pubblicitarie e di profilazione.
I dati raccolti includono l’intestazione Http, con dati come l’indirizzo Ip e il cookie di Facebook, informazioni che generalmente possono essere collegate a un individuo o un nucleo familiare.
Quello sottolineato dall’indagine è solo uno degli aspetti della protezione del dato in sanità argomento che sarà discusso nell’ambito del convegno dedicato all’innovazione il 9 novembre. In particolare Raffaele Conte, Dpo del Cnr, metterà in rilievo alcuni aspetti legati al rapporto fra la protezione del dato e le necessità della ricerca scientifica. Perché se da una parte è giusto proteggere gli utenti dall’altra non bisogna limitare il lavoro degli scienziati. Ma spesso il garante non la pensa così.
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