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Skill shortage, DSA, DMA, indipendenza tecnologica e delle materie prime, supercomputer e tanta intelligenza artificiale i principali temi toccati. Obiettivo: governare l'innovazione in modo rispettoso dei diritti
Nell’annuale discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha toccato in diversi punti i temi dell’innovazione tecnologica, della digitalizzazione e della digital economy (qui l'intero testo).
Quello odierno è stato l’ultimo State of the Union della corrente legislatura, che tra meno di un anno sarà rinnovata con le prossime elezioni europee, ed è stato quindi l’occasione per fare un bilancio sui principali filoni di lavoro lanciati nel 2019 e che allora – ma era davvero un altro mondo e un’altra Europa – erano stati accolti con qualche scetticismo, ammette: Green Deal, transizione digitale e costruzione di un’Europa geopolitica.
Skill digitali: una risorsa strategica per l’economia
I temi del digitale sono stati introdotti inizialmente nel paragrafo sul mercato del lavoro, una delle tre sfide economiche che l’Unione sta affrontando insieme all’inflazione e alla competitività. La carenza di professionalità con competenze ICT è stata indicata espressamente, insieme a quelle di dottori e personale infermieristico, come uno dei principali problemi, insieme agli effetti che l’intelligenza artificiale avrà su alcune professioni.
Von der Leyen ha anche parlato della necessità di supportare l’ingresso o la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, permettendo loro di conciliare più efficacemente la carriera con la vita famigliare (un tema che tocca ogni settore, ma è particolarmente importante per le figure IT, dove la percentuale di donne impiegate è ancora molto bassa, NdR).
Ridurre la dipendenza tecnologica
Mai come nell’ultimo anno è diventata evidente la necessità per l’Europa di diventare indipendente per quanto riguarda le tecnologie e le forniture di materie prime strategiche. Von der Leyen ha citato le restrizioni cinesi all’export di materie prime indispensabili all’elettronica, come Gallio e Germanio, e lo shortage dei chip. “Queste sfide arrivano proprio mentre stiamo chiedendo alle aziende di affrontare una transizione energetica e tecnologica”, sottolinea prima di affermare di stare lavorando per espandere il numero dei fornitori (citando Australia, Giappone, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Brasile e Kenia), in un’ottica di riduzione del rischio e non di disaccoppiamento dall’economia cinese.
Trattandosi di sfide regionali, devono essere sostenute da tutta l’unione, e ne è un esempio la piattaforma STEP per il finanziamento delle tecnologie innovative strategiche, come la microelettronica, la bioingegneria e il quantum computing.
DSA, DMA e la politica delle tre “G” sulla IA
Von der Leyen ha ribadito il ruolo guida che l’Europa sta assumendo nel delineare i framework normativi per la gestione dei rischi del mondo digitale: “Digital Services Act e Digital Markets Act stanno creando uno spazio digitale più sicuro in cui i diritti fondamentali dei cittadini sono protetti, e le big-tech sono chiamati ad assumersi la responsabilità del loro ruolo - ha affermato – e lo stesso dovrebbe essere con l’Intelligenza artificiale, di cui non dobbiamo sottovalutare i rischi, soprattutto quelli connessi alla IA generativa, che si sta muovendo più velocemente di quanto i suoi stessi sviluppatori avessero previsto”.
Per fare ciò, l’Unione adotterà l’approccio basato sulle “tre G”:
Guardrail, per la creazione di una IA incentrata sull’uomo, trasparente e responsabile. “In questo, l’AI Act sta già diventando un punto di riferimento per la creazione di leggi simili in tutto il mondo, nonostante non sia stata ancora approvata”.
Governance, che non può essere limitata a norme contenute entro i confini dell’Unione ma va impostata con partner del mercato e di altri paesi. Von der Leyen auspica la creazione di un organismo internazionale come l’IPCC (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), composto da istituzioni, scienziati ed esperti ma anche aziende, in grado di dare una risposta globale e ordinata sui rischi ma anche sulle opportunità presentate dall’intelligenza artificiale.
Guidare l’innovazione in modo responsabile. Probabilmente anche per rispondere a chi vede le politiche europee come un freno all’innovazione, von der Leyen ha voluto ribadire che l’Europa è invece interessata a una sua accelerazione. “Tre dei cinque più veloci supercomputer al mondo sono Europei, ed è una cosa su cui dobbiamo capitalizzare. Apriremo i supercomputer alle startup dell’intelligenza artificiale, in modo che possano addestrare i loro modelli ma in modo responsabile”, ha detto. Citando l’esempio del codice di autoregolamentazione che alcune aziende americane stanno sottoscrivendo in accordo con la Casa Bianca, ha affermato che anche in Europa alcune aziende stanno scegliendo di adottare i principi dell’IA Act ancor prima che entri in vigore, “perché si può stare fermi ad aspettare”.
Ponti e strade digitali fuori dal continente
Citando il progetto del corridoio economico che dall’India raggiungerà l’Europa passando per il Medio Oriente, von der Leyen ha annunciato che accanto all’infrastruttura ferroviaria e ai gasdotti per l’idrogeno, saranno stesi cavi di collegamento dati per creare un ecosistema digitale che raggiunga il subcontinente indiano.
I temi al centro anche del convegno InnovazionePiù, a ottobre
Le nuove leggi europee sul digitale e gli impatti delle tecnologie emergenti, come l'Intelligenza artificiale, saranno protagonisti di diverse sessioni del convegno InnovazionePiù, che si terrà dal 17 al 19 ottobre in diretta streaming. Tra i relatori saranno presenti infatti Vittorio Calaprice, Analista politico della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea con un intervento su Cyber Soliariety Act e Cyber Resilience Act, e Gabriele Mazzini, Team Leader Artificial Intelligence Act nella Direzione Generale CNECT della Commissione EU.
La partecipazione è gratuita, previa registrazione sul sito dell'evento.
(Immagine di Christophe Licoppe, © Commissione europea)
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